Il primo passo verso il “risanamento” risale a circa due anni fa. Non volevo certo dar credito alla tesi del reumatologo, ma vivevo senz’armi in un terreno ostile. Il dolore (alle braccia, al costato e alla schiena), gli spasmi (alle gambe e all’occhio) e la costante stanchezza erano diventati troppo difficili da gestire, e il tutto condizionava la mia vita e quella di chi mi stava attorno.
Così mi sono rivolta a Eleonora, una bella persona che di mestiere fa la psicologa. Col suo aiuto ho analizzato i miei comportamenti e, piano piano, modificato quelli malsani. Perché questo erano, malsani. Ma mica me ne rendevo conto! E nel frattempo vivevo nell’inconsapevolezza costruendomi un mondo pieno di limitazioni e paranoie…
Detestavo il lunedì… con quell’aria di primo della classe, pronto a ricordarti ogni volta che senza di lui non ci sarebbe né la terra né la luce.
Sorridevo a stento… una cupa espressione si era depositata sul mio volto. Mi sembrava perennemente di vivere nelle atmosfere grigie di Blade Runner… se anche c’era il sole, per me stava piovendo!
Il divano era la mia seconda pelle. Ore e ore di ossessionata compagnia… l’una il prolungamento dell’altro. Quelle rare volte che mi alzavo avevo la schiena rivestita in pelle nabuk color marrone testa di moro e cuciture artigianali a vista sul sedere. Venivo spolverata regolarmente due volte a settimana con un panno pulito, asciutto e non abrasivo!
Avevo l’ansia della caffeina: se per caso mi capitava di bere un espresso dopo le quattordici e trenta, passavo il resto della giornata col pensiero che non avrei chiuso occhio per tutta la notte! E lavoravo così bene di testa da trascorrere le prime ore di sonno a rimpiangere di averlo fatto!
Non riuscivo a gestire il tempo. Va bene coesistere con post-it e suonerie, ma vivere perennemente con la sensazione di dover correre dietro a un treno in corsa… CHE PALLE!
Insomma… qualcuno di voi ci si rispecchia? In tal caso il mio consiglio è quello di imparare ad accettare: accettare la malattia, accettare i cambiamenti che essa impone senza usarli come pretesto, accettare nuovi ritmi e nuove regole di vita. Per me è stato un lavoro di mesi, ma necessario. E ora posso dire che ne è valsa la pena. La vita, si sa, non è sempre facile, ma puoi rimanere con le mani in mano e attendere che prima o poi accada qualcosa oppure decidere di agire mettendo da parte l’orgoglio e le paure.
Lanciarsi in nuove avventure a volte può essere doloroso, ma una cosa la so… se sei pronto a rischiare, la vita al di là del traguardo è decisamente più bella.
4 Commenti
angela
19 Gennaio 2015 at 17:58ma in te non si nasconde la fibromialgia… ma una poetessa… saranno i super poteri della fibro…. sei grande superfibro… combatti anche per me… Ah! Ah! scherzo e sdrammatizzo… non scherzo però quando dico che stai facendo un ottimo lavoro… su di te e anche su gli altri… ciao
elena
24 Gennaio 2015 at 18:45Trovi? Grazie! 🙂 Allora… Superfibro alla riscossaaaaaaa
Katia
5 Maggio 2015 at 19:10E’ stato spassoso leggerti…anche se so quanto sei stata male…
elena
7 Maggio 2015 at 18:21Ciao Katia… mi ha fatto un gran piacere ricevere il tuo messaggio! GRAZIE! Grazie per aver letto la mia storia e per la tua condivisione.
Ti auguro ogni bene. Un abbraccio.
Elena